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TexMex

Causa motivi burocraticamente assurdi e complicati, oggi avevo una sorta di esame d’ammissione.
Sono uscita di casa lasciandomi un’ora di anticipo, sapendo che qualcosa sarebbe sicuramente andato storto.
Le indicazioni che avevo trovato su internet erano talmente vaghe che ho pensato che sarebbe stato possibile arrivare alla mia destinazione saltando su un autobus a caso e pregando il dio indiano del trasporto pubblico.
Una volta arrivata alla fermata mi sono resa conto che non so quale sia il dio indiano del trasporto pubblico e che ero circondata da barboni con carrelli che mi mandavano baci.
Salgo su 3 pulman e chiedo indicazioni a 3 autisti; ciascuno mi da indicazioni diverse, tutte accomunate dal seguente dettaglio: nessuna comportava l’uso dell’austobus su cui ero appena salita.
Mi rendo conto che il tempo passa in fretta quando non si sa come arrivare nel posto dove si DEVE arrivare entro un certo orario.
Cosi chiamo un taxi e mi siedo fuori casa ad aspettarlo con un litro di acqua gelida per sopravvivere al caldo.
Mi siedo dove proprio ieri il mio nuovo amico messicano ha parcheggiato il mezzo quand’e` venuto a prendermi.
Quando si e` nuovi in un posto, ho imparato, bisogna a volte ricorrere a mezzi estremi ed avere il coraggio di mettersi in situazioni potenzialmente disastrose per ‘farsi dentro’, come si suol dire, nella nuova comunita`.
Ho scoperto con piacere che in Texas esiste l’equivalente della comunita` Tibetana in India: la comunita` messicana. Cosi la mia passione per i refugi immigrati si traduce perfettamente di continente in continente.
La ormai carissima Sesy aveva voluto cercare qualcuno che mi portasse al concerto gratis dei Los Lonely Boys; cosi ricevo una chiamata da tale Christian per comunicarmi l’ora in cui passera` a prendermi. Quando lo ringrazio per il favore che sta per farmi, risponde “si, bhe…devo molto a Cecilia” e appende.
Mi sto vestendo quando mi rendo conto che sto per passare la serata con una persona che non conosco e non ho mai visto.
Dire che mi e` salito il panico e` un’esagerazione, pero` ho immaginato diversi modi in cui questo appuntamento sarebbe potuto finire disastrosamente, alcuni dei quali comportavano coltelli, pistole e le parole “dove sono i soldi?!”.
Si presenta un tizio relativamente alto e decisamente magro, con i capelli a spazzola e gli occhiali. Non ha decisamente l’aspetto da serial killer ma non devo lasciarmi ingannare dall’apparenza.
Saliamo in macchina e copriamo le basi conversazionali: provenienza, occupazioni attuali e aspirazioni future (con qualche interruzione per espisodi carini da raccontare).
Passeggiamo nei dintorni del parco dove si terra` il concerto, mi porta a vedere un laghetto dove occasionalmente nuota (vuoi annegarmi eh?!).
Decidiamo di accomodarci sul prato, tira fuori dallo zaino due asciugamani con su fiori hawaiani. Me ne porge uno che poi riprende per se perche` e` blu, lasciandomi quello con i fiori colorati…
Il concerto inizia e ci spostiamo, non con troppa facilita`, piu` vicini al palco. Chiamo Sesy quando suonano la sua canzone preferita, ogni tanto Christian si avvicina per urlarmi nell’orecchio “ti stai divertendo?”.
Verso fine concerto si ricorda che abbiamo lasciato gli asciugamani psichedelici nella postazione originale, mi chiede se ho voglia di aspettarlo. Promette di non abbandonarmi; cerca approvazione fissandomi, rivelando un paio di occhi che ricordano il verde del laghetto di prima.
Christian e` messicano; non ha esattamente il permesso di soggiorno ma in qualche modo vive qui da sempre. Preferisce frequentare altri messicani perche` gli piace mischiare inglese e spagnolo quando parla, preferisce anche le feste messicane a quelle americane perche` gli americani non sanno bere.
Inchioda di colpo la macchina, un armadillo sta attraversando la strada.
Arriviamo a casa e gli presento i nuovi genitori; pucciamo i piedi in piscina mentre io mangio ciliegie e gli faccio altre domande sulla vita da texmex.
Decide di dirmi la verita`, sono la prima BIANCA che abbia mai frequentato (assurdo ma vero, vengo in Texas per sentirmi ancora dare della bianca).
“Ma tu non sei come loro, non dici sempre OH MY GOD”
Lo accompagno alla porta, mi dice che ci vedremo durante il weekend
“ah si?”
“fidati di me…”
Un viaggio mentale, 1 litro di acqua gelida e niente taxi. Ho 15 minuti per arrivare in tempo all’esame. Chiamo un altro taxi che questa volta arriva. 9 dollari dopo sto riempendo una scheda con i miei dati; 3 ore e qualcosa dopo ho finito. Inglese bene, non passo matematica per 2 fottutissimi punti.
Non mi dispero, si puo` rifare fra 30 giorni. Esco dall’edificio e mi ricordo che il giorno prima ho visto un armadillo attraversare la strada. CAZZO, FIGATA!

E` assolutamente possibile ricevere troppe informazioni

La sera mi ritrovo esausta nonostante abbia dormito fino a mezzogiorno; sto rovistando tra fogli e foglietti, libri e libretti. Ne tiro su uno con qualche numero evidenziato, me l’hanno dato oggi in banca quando ho aperto il mio primo conto.
Chiedo a Sesy se devo tenerlo e, dopo aver ascoltato la sua risposta, mi rendo conto che l’apertura del mio primo conto in banca rappresenta l’inizio di molte cose complicate e serie alle quali non sono abituata.
Sesy mi spiega che devo tenere tutti i fogli che mi hanno dato, magari organizzati in una di quelle cartelle da mettere poi in un posto sicuro.
Ci passiamo tutti, e` una fase della vita. Queste sono le complicazioni alle quali dobbiamo adeguarci quando diventiamo adulti; ci sono molti fogli e molti codici da ricordare PER SEMPRE.
Ripenso malinconicamente ai tempi in cui potevo partire per Rishikesh con una mutanda di ricambio, qualche centinaio di rupie e nessuna preoccupazione.
Julia e Dani possono essere considerati amici di famiglia, conosciuti qualche anno fa tramite bizzarri agganci. Non ho voglia di spiegare tutto in dettaglio, in breve mi ospitano a pagamento in casa loro qui ad Austin.
Sto scendendo le scale mobili per ritirare i bagagli, Julia e` gia` li che mi aspetta. Proprio come la ricordavo; altissima, biondissima, buffa texana.
Mi vede, le si legge il sollievo in viso. “Eccola, eccola… dio benedica il suo piccolo cuore” mi abbraccia.
Subito dopo vedo arrivare Dani, suo marito; basso, buffo messicano.
Usciamo con tutti i bagagli (meno Bob), davanti a noi parcheggia una Toyota ibrida con al volante una donna che non ho mai visto.
E` Cecilia, pronunciato Sesilia, chiamata Sesy.
Durante il viaggio verso casa tutti sono entusiasti e loquaci, si crea un’atmosfera piacevole e confortante che sento tutt’ora.
La casa e` come la ricordavo: fighissima. Personale, piena di carattere e dettagli. La cucina e` fatta su misura per Julia che ama cucinare, questo vuol dire che i fornelli mi arrivano al petto.
E` gia` tardi ma nessuno sembra farci caso, Dani mi versa un bicchiere di vino e ci sediamo nel giardino (con grosso albero, piscina e hottub) a fare quattro chiacchere.
Dopo aver fatto colazione a ora di pranzo decido di iniziare a levarmi uno per uno tutti quei pesi burocratici che mi mandano in crisi da prima che partissi.
“Mille Sbatti” come direbbe la Manzo; iscrizione, carta di credito…bla bla bla
Dopo un paio di telefonate all’universita` diventa chiaro che non si tratta di cose semplici e che, francamente, non capisco nulla di quello che mi stiano dicendo.
Sesy e` piu` vecchia di mia madre, non so specificamente di quanto, ed e` nata peruviana ma cresciuta americana. Mentre sono ancora in pigiama al telefono con qualche tizio in qualche ufficio dell’universita`, non so che qualche ora dopo, quando saro` sull’orlo della crisi isterica, Sesy mi dira`
“non e` una coincidenza questa cara mia, e` destino che io sia qui con te oggi”
Dopo la morte di sua madre circa un anno fa, per evitare la solitudine e la depressione si e` spesso rifugiata qui a Spankyville, la dimora di Julia e Dani. Si chiama cosi in onore di un vecchio gatto deceduto, Spanky.
La devozione per Spanky e tale che e` addirittura ritratto sulle piastrelle della cucina.
Sesy diventa immediatamente la mia guida spirituale, non smette di darmi consigli dal momento in cui usciamo di casa a quando ci rientriamo, 5 ore dopo.
Da come crearmi un conto in banca a quali locali frequentare, questa cica mi mette giu` le fondamenta per, bhe, vivere!
L’iscrizione si trasforma velocemente in un’Odissea e per il resto del giorno stiamo correndo come polli senza testa di edificio in edificio.
Voglio piangere, voglio nascondermi in un angolino, voglio tornare in Italia non so che cazzo voglio fare; so solo che non voglio avere piu` codici da ricordare o corsi a cui iscrivermi.
Decidiamo di terminare la corsa quando troviamo l’edificio dove insegnano Hindi/Urdu (ironicamente, al piano di sotto insegnano italiano!). Conosco il mio futuro prof indiano e pelato il quale cerco di impressionare con un ‘grazie’ in indiano buttato li casualmente.
La sera a Spankyville si stabilisce che vivro` qui per il primo semestre, cosa che mi toglie il peso di cercare casa per un po` di tempo.
In un giorno solo ho aperto un conto in banca, ho trovato casa e famiglia.
E non ho nemmeno iniziato l’universita`…

Le avventure di Bob

Non capisco davvero come facciano tutti a vivere tranquilli senza le mie stesse preoccupazioni con queste precauzioni cosi scarse, dice mia madre sfrecciando tra i tornanti per uscire dal parcheggio.
Ad esempio, se ci fosse un incendio e io dovessi uscire di fretta da questo parcheggio, come farei?
Mamma, come fa a scoppiare un incendio cosi tremendo che devi uscire di corsa nel tempo che ci metti ad entrare in macchina? Al massimo non entri in macchina e scappi a piedi.
Mmmm (solito verso che fa quando si accorge di aver detto una cazzata). Sul serio mamma, che preoccupazioni hai? Ci credo che la gente non si preoccupa come te.
Mah si insomma! Metti che arrivano gli space aliens e devo scappare! Sto dicendo che questo parcheggio e` fatto male e basta!
Cazzooo gli space aliens, ma come fanno gli americani a vivere cosi tranquilli?!

6 ore e passa di viaggio dal New Mexico a Denver dove mi aspetta il volo finale, spero l’ultimo per un po` di tempo. Bob sta comodo con un intero sedile di dietro tutto per se; io e mia madre parliamo d’India, di uomini, di amici etc…
Areoporto: 2 valigie sul carrello, una in mano e Bob nell’altro braccio. Uso una delle sue corna per schiacciare il bottone dell’ascensore.
Arriviamo al check in, c’e` qualche chilo di troppo che ci tocca pagare.
Tiro fuori Bob dal cestino del carrello, abbracciandolo quasi mi rivolgo alla tipa del check in: ho una testa di mucca, cosa devo fare?
Arriccia le labbra e poi le sopracciglia, cazzo non si ricorda piu` il capitolo nel regolamento su teschi e vari oggetti cornuti.
Aspetta, vado dal mio superiore e chiedo, abbiamo norme specifiche sul trasporto di queste cose.
Ma come, e` Bob! Non puo` non portarselo dietro! Esclama mia madre scherzosamente (se solo avessi 5 anni e l’avessi travestito da orsacchiotto…).
Qualche minuto di attesa, tengo Bob stretto tra le mie braccia.
La tizia torna e ci da le cattive notizie, Bob (non lo chiama per nome la stronza) non puo` essere portato sull’aereo. Le cattive notizie pero` sono le seguenti: e` considerato un’arma.
In tutto il corridoio rimbombano le risate stridule di mia madre, Bob e` considerato un’arma!!! Hahaha adesso infilzi qualcuno con un corno, Hahaha!
Le opzioni sono due: pagare 75 dollari, avvolgerlo accuratamente in modo da rendere inusabili le corna e considerarlo bagaglio oppure lasciarlo qui.
Purtroppo non siamo correttamente fornite per avvolgerlo, Bob resta in Colorado.
Faccio giurare a mia madre che lo inviera` il prima possibile, bene avvolto e protetto per posta prioritaria.
Cosi rimango sola con un bagaglio a mano, mia madre prende Bob sottobraccio e mi accompagna al security check.
Morale della favola, mia madre si preoccupa tanto, ma alla fine la terrorista con un’arma sotto braccio nell’aereoporto e` lei.

Bob

Il mio primo acquisto per la casa che non ho ancora: un teschio di mucca.
Sara` l’influenza indiana, o forse i paesaggi da film western del Colorado e del New Mexico; comunque ho deciso che un must per la mia futura stanza e` un teschio di mucca cornuta.
Dopo un giorno di disperate ricerche e litigi sui prezzi, ho trovato il teschio che fa per me. Immediatamente battezzato BOB, sara` compagno d’avventure e trasferimenti da qui in poi. Vediamo se me lo lasciano portare sull’aereo per Austin come bagaglio a mano…