E` tutto il giorno che si sente parlare dell’uragano Ike.
Secondo le previsioni Austin dovrebbe ricevere solo un po` di piogga che dopo l’afa di questi ultimi mesi puo` farci solo bene.
Una folla di persone spaventate o forse speranzose che arrivi la fine del mondo, riempie i supermercati svuotando scaffalate di cibo creando una sorta di uragano umano dentro il supermercato.
E` Venerdi.
Batman mi sveglia, come promesso, con un caffe` espresso dalla mocha che gli ho regalato e un bacio. Deve andare al lavoro.
Dormo altre 3 ore nel suo letto che, a questo punto, preferisco al mio.
Venerdi passa in fretta tra una commissione e l’altra, la geniale idea di dipingermi le scarpe e il primo tentativo di trovare lavoro in un ristorante italiano.
Dalla sera prima quando mi ero addormentata piangendo nelle sue braccia a oggi, tutto sembra migliorare e mentre il resto del Texas e` in panico per via di Ike, io sono felice di questo vento che tira sempre piu` forte.
Dopo un’ottima cena a casa e qualche bicchiere di vino rosso che, concordiamo io e April, ci fa amare tutto di piu`; ci dirigiamo verso quel lato della citta`: il lato dove c’e` quella casetta sporca con un cane bianco e un tappeto elastico nel giardino.
Saltello dalla macchina alla porta verde acqua che apro entusiasta sapendo che dietro ci sara` lui, seduto sul divano.
I nostri sguardi si incontrano. Non lo vedo da stamattina eppure non riesco a non sorridere dalla gioia appena rivedo il suo viso.
“Che bella che sei”
“Grazie”
Bacio
April e Billy escono, io e Griffin decidiamo di trattarci bene con un po` di sani, brutti vizi. Compriamo delle birre e un pacchetto di sigarette, parliamo del piu` e del meno.
Gioco con la cintura di Batman.
“Al lavoro me la invidiano tutti”
“Io odio il tuo lavoro, quando ti vengo a trovare mi guardano tutti male”
“E` perche` sono gelosi di non avere una ragazza come te che fa regali cosi belli!”
Tiro su il tappo della birra e la colla che e` poggiata sul tavolo.
“Questo tavolo… la nostra prima conversazione e` stata su questo tavolo” Ricordo che mi disse che sarei dovuta tornare a darci un contributo artistico.
Appiccico il tappo di fianco alla collezione di altri tappi che ci sono appiccicati e procedo a scrivere con la colla i nostri nomi in sanskrito.
Ci sediamo fuori, il vento fa ballare i rami e cadere le foglie. Tutto attorno a noi e` scosso e spaventoso eppure noi rimaniamo impassibili. Abbracciati e uniti, in una maniera che ci viene fin troppo naturale.
Siamo il dettaglio che contrasta l’intera immagine, quello che lascerei colorato in una foto in bianco e nero come per sottolineare cio` che non ha bisogno di essere sottolineato.
Tutto e` cosi perfetto che nessuno direbbe, guardando la foto, che poco dopo io saro` sdraiata sul cemento macchiando il vestito di April di mascara mentre piango come il giorno che sono nata.
Riapriro` quella porta verde acqua per l’ultima volta in un disperato tentativo di aggiustare qualcosa che non e` rotto ma semplicemente non c’e`.
Sei sicuro?
Penso proprio di si.
Sono sveglia di notte fonda con la testa che esplode e gli occhi che bruciano. Mi saro` lavata i denti 7 volte ma il sapore di amaro non vuole andarsene.
Alla fine l’uragano Ike ha colpito solo me e io non vedo l’ora che inizi a diluviare cosi potro` danzare sotto la pioggia e far finta di essere in India o in qualche altra parte del mondo dove non esiste Batman.